Deposizione nella cripta
Atto pittorico e cinematografico
L'opera filmica coniuga le scene di una Passione di Cristo da teatro popolare con il gesto pittorico di Franco Fontanella che realizza un affresco sulla Scesa dalla Croce.
La Passione è stata filmata tra i Sassi di Matera, ove Pasolini ambientò il suo Vangelo, mentre l'affresco in fieri viene documentato nella cripta della Cattedrale di San Leopardo ad Osimo, città natale del pittore.
In questa doppia performance, in questo saggio di montaggio alternato, lo svolgersi dell'atto creativo intorno ad una delle scene più toccanti della Passione è marcato in contrappunto dalle altre stazioni della Via Crucis evocate teatralmente e filmate nel linguaggio tipico di Francesco De Melis, con una tensione crescente che esprime la forza positiva e anch'essa creatrice del suo "corpo a corpo" con la tradizione.
“Nella luce d'avorio che irradia la cripta del duomo prende corpo, dolente e lampante, l'affresco "di dopo la morte". Franco Fontanella è all'opera in cattedrale e la vita vivida del suo dipinto in fieri percorre quel corpo divino, esanime per antonomasia. È un fotogramma tra i più vibranti del Vangelo, la scesa dalla Croce. Perché è da fermo-immagine la fissità scultorea di quell'attitudine muscolare: un vertice della gestualità sacra.
E non è casuale il lessico del cinema, in quanto il dipinto del Fontanella si configura nel nostro progetto come autentica opera nell'opera: l'affresco "di dopo la morte" che "prende vita" ad Osimo, nella cripta di San Leopardo, dialoga con la teatralità dell'intera Passione, documentata con "macchina a spalla" dallo scrivente tra i Sassi di Matera: un "passionale" cinema del corpo in contrappunto con la fabrilità pittorica intenta al fotogramma della Croce.
L'affresco "in corso d'opera", anch'esso documentato con il cinema, è dunque protagonista di un esempio di video-arte che ingloba dipinto e Passione in forma di drammatizzazione popolare.
In questa Deposizione nella cripta, l'energia dell'opera che nasce in quella luce vibra nei "movimenti di macchina" verso il Calvario e nella gestualità congelata della Croce.”
Francesco De Melis