Verso una propria tecnica pittorica

COPIE D’AUTORE

Sin da bambino Franco Fontanella dimostra una particolare attitudine verso il disegno e l’arte. 
Non sono ancora gli anni ’70, frequenta ancora le scuole medie in seminario, quando per un lavoro scolastico idea una piccola vetrata artistica con i simboli cristiani del pane e dei pesci. Il suo talento viene subito notato e la vetrata viene realmente realizzata per decorare l’ingresso di Villa Scalabrini, ex Seminario Scalabriniano di Loreto.

La prima vera opera pittorica risale invece al 1967, quando il giovane pittore ha solo 13 anni, ed è la piccola marina con barche sui toni del seppia, esposta in mostra proprio in questa prima sezione. L’amore per il paesaggio ed il mare si affacciano dunque fin dagli esordi, restando poi fra i suoi temi più amati. 

Fra i mestieri che svolge una volta terminati gli studi troviamo il decoratore d’interni, poi il corniciaio e il grafico pubblicitario. Negli anni ’80 presta la sua opera come disegnatore e modellista presso una nota azienda attiva nel campo della lavorazione dell’argento, ne sono testimonianza due opere esposte di cui ha minuziosamente realizzato i modelli e che, lui stesso, ha poi dipinto a mano. 
Sarà proprio quest’ultimo mestiere ad indicargli la strada verso nuove prospettive.

La sua abilità di copista gli permette di spaziare dal ‘400 all’arte contemporanea senza tralasciare quasi nessuno stile o corrente. 

Anche in questo tipo di lavoro il motore che accende il suo desiderio immediato di mettersi in gioco è dato dalla sfida che l’opera d’arte originale rappresenta: dalle preziose decorazioni nelle opere del Crivelli ai colori brillanti di Gauguin, dai contrasti del “Viandante sul mare di nebbia” di Friedrich ai contorni indefiniti dell’iconica “Gioconda” di Leonardo.

In tutti questi lavori l’artista mostra la sua abilità, arrivando ad utilizzare una tecnica del tutto personale.

La tecnica dell’affresco, nella quale ha ormai acquisito grande esperienza e manualità, diventa infatti la base anche per le copie d’autore, una tecnica che però subisce piccole trasformazioni ed aggiustamenti, di volta in volta, a seconda della copia che deve essere realizzata. Sono anni di tentativi e perfezionamenti.  

L’effetto finale può dare l’idea perfino di un olio, ma le sue copie sono quasi sempre dipinte velocemente sull’intonaco umido, posto su diversi supporti, dalla tavola alla tela.  

La parte forse più interessante del processo di riproduzione che ha messo a punto è quella dell’invecchiamento dell’opera, in cui l’Autore riproduce i segni che il tempo ha lasciato su di essa. Questa fase del procedimento in particolare, molto delicata e determinante per la buona riuscita di una copia, è frutto di anni di ricerche personali e sperimentazioni. 

Una copia d’autore come Fontanella la intende non è una fotocopia indistinguibile dall’autentico che inganna gli occhi dei meno esperti, ma un’opera a sé stante, per realizzare la quale occorre un attento studio per calarsi nei panni dell’autore, nel suo modo di dipingere, nei suoi tratti, nella sua epoca e poi inevitabilmente, o coscientemente, sfugge qualcosa anche di se stessi che va a celarsi, o a mostrarsi, fra le pennellate. Ad un’osservazione più attenta ci si accorge ad esempio che all’artista capita sovente di addolcire lo sguardo delle Madonne e dei Gesù bambino nelle sue riproduzioni di opere del ‘300 o del ‘400.